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La Provincia stanzia 60,4 milioni per i Mondiali, e per la base?

Ancora poco più di un mese e i Super Mondiali del 2031 di ciclismo in Trentino potrebbero diventare (diventeranno, vogliamo sbilanciarci) realtà. Una notizia attesa per la giornata del 25 settembre, nel corso della rassegna iridata in programma a Kigali (Rwanda). Un evento che potrebbe e dovrebbe far contento ogni appassionato dello sport delle due ruote, ma che, invece, merita una profonda riflessione. E non fa proprio tutti contenti.

La Provincia Autonoma di Trento, con apposita delibera, ha formalizzato il proprio impegno a sostegno della candidatura, stanziando 60 milioni di euro: 60 milioni e 400 mila euro, per la precisione, visto che pure le migliaia hanno il loro peso specifico e, per alcune realtà, possono fare la differenza, eccome.
Da qui nasce la riflessione. La rassegna iridata in Trentino, nella formula quadriennale sperimentata per la prima volta a Glasgow nel 2023 (nel 2027 toccherà all’Alta Savoia), porterà sul nostro territorio atleti provenienti da tutto il globo, assegnerà maglie iridate in 19 diverse discipline, dalla strada alla mountain bike, dalla pista alla bmx, paraciclismo incluso.
Una vetrina mediatica e uno spettacolo sportivo di indubbia portata, ideale traino per la base. E qui iniziano le note dolenti: la base è in sofferenza e, a fronte dei 60 milioni stanziati in un “amen” per i Super Mondiali, ancora non ha concretamente preso forma la richiesta che il mondo del ciclismo trentino e le società trentine avanzano da quasi due decenni: un circuito protetto in città, per poter svolgere in sicurezza l’attività di base.
Il progetto a sostegno del movimento non dovrebbe fermarsi lì, ma il ciclodromo in città sarebbe un primo passo. Necessario, fondamentale, per consentire al Trentino di proseguire nella sua tradizione ciclistica, per attirare nuovi giovani.
A questi pare che nessuno pensi. Il Trentino ha piste ciclabili che mezza Italia ci invidia, ora è in atto il progetto “bike lane”, che merita di essere portato avanti con convinzione e ha messo a nudo l’arroganza di taluni automobilisti, incapaci di capire che la strada è di tutti (anche delle biciclette, sì). Iniziative che vanno bene, benissimo, ma non basta.
Recentemente, la Rappresentativa del Comitato Fci di Trento ha raccolto una maglia tricolore ai campionati italiani giovanili di ciclismo su strada a Gorizia, con l’allieva Giorgia Nervo, poi altre sei medaglie ai Tricolori di ciclismo su pista. Un piccolo movimento che tiene testa alle “grandi”, da sempre.

Giorgia Nervo trionfa con la maglia della Rappresentativa trentina ai Tricolori di Gorizia
Giorgia Nervo trionfa con la maglia della Rappresentativa trentina ai Tricolori di Gorizia

Il miglior talento under 18 del panorama nazionale, Alessio Magagnotti, è trentino, prodotto del vivaio di un club storico come la Forti e Veloci. Un ragazzo già campione del mondo juniores su pista nell’inseguimento a squadre, due volte campione europeo nella medesima specialità, prossimo alla trasferta in Olanda per la rassegna iridata 2025. Nel 2031 Alessio avrà 24 anni, sarà bellissimo vederlo gareggiare in casa, ce lo auguriamo tutti. Ma dietro di lui? Ci sarà ancora qualcosa?
Spesso si assiste a premiazioni in pompa magna, strette di mano che celebrano la forza di un movimento che, ci sia consentito, se è quello che è diventato è grazie all’impegno delle nostre infaticabili società, di una tradizione portata avanti con lo spirito di abnegazione tipico dello sport delle due ruote. Chi ha tirato il gruppo per lunghi anni, però, ora è stanco: chi potrebbe passargli una borraccia d’acqua fresca per riprendere almeno un po’ di vigore non pare intenzionato a farlo.
I primi soldi vanno investiti lì: nel nostro Super movimento, nelle nostre Super società, nelle manifestazioni giovanili, prima che nei Super Mondiali. Perché quelli regaleranno spettacolo per due settimane, ci saranno una volta e poi rimarranno nell’album dei ricordi. Un prezioso ricordo, ma tale rimarrà. Unico, sia per la sua straordinarietà che in senso stretto.

I Giovanissimi, categoria dai 7 ai 12 anni, ha visto più che dimezzarsi il numero dei praticanti negli ultimi 20 anno
I Giovanissimi, categoria dai 7 ai 12 anni, ha visto più che dimezzarsi il numero dei praticanti negli ultimi 20 anno

I nostri club, i nostri giovani, invece, sono il presente e il futuro del Trentino. Ecco che, a fronte di numeri in costante diminuzione (con la situazione attuale, in tema di sicurezza in primis, chi manderebbe il proprio figlio a praticare il ciclismo?), diventa non importante, bensì indispensabile costruire un circuito protetto nella città di Trento. Non è la soluzione, ma deve essere una risposta, una prima risposta, all’intero movimento. La risposta non sono i 60 milioni stanziati per i Super Mondiali: se ci sono quelli, quei 60,4, ce ne sarà pure qualcuno per la base.
Così non fosse, non ci lamenti se, tra una decina d’anni, non ci saranno più medaglie da festeggiare, non ci saranno più gloriosi anniversari da celebrare. Non ci saranno più bambini che animeranno le domeniche del ciclismo trentino. Non ci saranno più “farfalle” da apporre sul caschetto ai campioni che hanno fatto grande il Trentino nel mondo delle due ruote. Non ci sarà più tutto questo.
Un Trentino che punta forte sul suo essere “sportivo”, che raccoglie grandi benefici dal turismo della bicicletta, può non investire sui propri giovani ciclisti? Sulle società che mantengono vivo il movimento?
Il volontariato, il tanto decantato volontariato trentino (encomiabile, ancor più a fronte di quanto sopra scritto) è stanco. Sfinito. E senza una borraccia d’acqua fresca, senza un po’ d’aiuto, non è più disposto a trainare il gruppo a testa bassa, in silenzio, come ha fatto finora.
Il mondo del ciclismo sta urlando. Lo sta facendo in silenzio. E se non si farà qualcosa per la base, per i nostri Super giovani e per le nostre Super società, quel mondo andrà a morire. Nel silenzio.

Autore
Luca Franchini
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