La giovane ciclista Sara Piffer travolta e uccisa in allenamento
La notizia che non si vorrebbe mai sentire, nostro malgrado “ri-sentire”. Dopo quella di Matteo Lorenzi, morto a causa di un incidente in allenamento nel maggio scorso, un’altra giovane vita è stata spezzata. La vita di Sara Piffer, promessa trentina delle due ruote. Non è l’indiscusso talento della ragazza a far provare un forte senso di rabbia e impotenza, ma il fatto che un altro sorriso di un giovane ciclista sia stato spento da un incidente stradale. Senza colpa, se non quella di avere un forte amore per lo sport delle due ruote.
Il dramma si è consumato lungo via Cesare Battisti, una strada interna che collega Mezzocorona a Mezzolombardo, dove Sara è stata travolta da un’auto. Al suo fianco c’era il fratello Christian (dilettante da quest’anno in forza alla Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino), che ha riportato ferite non gravi.
Dalla prima ricostruzione, un'auto guidata da un uomo (un settantenne della zona) avanzava in senso opposto e stava sorpassando un'altra autovettura, quando ha centrato la giovane. Malgrado l'intervento dell'elicottero del 118 e i tentativi di rianimazione, le ferite riportate dalla ragazza sono state fatali.
La giustizia e i processi seguiranno il loro corso. Quel che rimane è il vuoto lasciato da un altro lutto, che oltre a uccidere una ragazza rischia di uccidere la passione, un intero movimento. Il tutto, nel silenzio delle istituzioni (quanto meno buona parte di esse), che piangono le morti ma non riescono a rispondere all’appello delle società e del Comitato della Federciclismo, che da oltre vent’anni chiedono un circuito protetto nella città di Trento. Una struttura che non andrebbe certo a servire le necessità di atleti già affermati nelle categorie maggiori, come Sara Piffer, ma che è di fondamentale importanza per tutti quei ragazzini che ancora avrebbero voglia di praticare uno sport legato indissolubilmente al nostro territorio. Quel ciclismo che è straordinario veicolo di promozione e attrattiva per migliaia di turisti ogni anno. Nemmeno per questo si riesce a riservare al movimento l’attenzione che meriterebbe.
Il dramma vissuto oggi vuole suonare come un appello, urlato con tutta la voce possibile, a chi ha mezzi e possibilità per fare qualcosa, ma che nemmeno a fronte di una morte riesce a prendere una posizione. Lo si faccia, una volta per tutte, per non tornare a parlare di sicurezza solamente di fronte al dramma.
Sara avrebbe compiuto vent’anni il 7 ottobre prossimo. Oggi, mentre pedalava in allenamento assieme al fratello Christian, è stata travolta da un’auto, che ne ha spento i sogni e il sorriso. La classe 2005 di Palù di Giovo aveva mosso i primi colpi di pedale nella squadra del suo paese, la gloriosa Us Montecorona, per poi vestire la maglia del Velo Sport Mezzocorona, seguita sempre da vicino dal papà Lorenzo. Da juniores Sara ha difeso i colori del team Lady Team Zuliani e del Team Wilier Chiara Pierobon, vestendo la maglia azzurra ai Mondiali di Glasgow, chiusi al 18° posto, a ideale coronamento della sua esperienza nelle categorie giovanili, nelle quali ha sempre avuto un feeling particolare con la vittoria.
Nel 2024 era approdata alla categoria élite con il team Mendelspeck di Laives, portato in trionfo il 12 maggio scorso al Gp di Corridonia, nelle Marche. Conseguita la maturità scolastica (con il massimo dei voti), era prossima a iniziare la sua seconda stagione nella massima categoria del ciclismo femminile. Il suo sorriso si è spento oggi, lasciando nel buio un movimento funestato pochi mesi fa dalla tragica scomparsa del diciassettenne Matteo Lorenzi. Un’altra drammatica morte, un sorriso che si spegne e un urlo che si alza. Nella speranza che non rimanga inascoltato… Nel rispetto e nel ricordo di chi non c’è più...