Moscon 20° a Tokyo: «corsa logorante, ci abbiamo provato»
Nella corsa in linea dei Giochi Olimpici di Tokyo, tutti aspettavano il duello tra Pogacar e Van Aert, che c’è stato, ma soltanto per la medaglia d’argento. Quella del metallo più pregiato è finita al collo dell’ecuadoriano Richard Carapaz, che ha regalato uno storico successo al Sudamerica.
L’Italia, partita con l’obiettivo di recitare il ruolo dell’outsider, ha provato ad anticipare i big, ma senza ottenere i risultati sperati. Il migliore è stato Alberto Bettiol, 14° all’arrivo, con Gianni Moscon 20°, al termine di una corsa durissima (234 km e quasi 5000 metri di dislivello), resa ancora più impegnativa dal caldo.
Gli azzurri ci hanno provato in sequenza con Giulio Ciccone, Damiano Caruso e Vincenzo Nibali, portando nel finale il capitano designato, Alberto Bettiol, che però è stato frenato dai crampi nel finale, mentre era nel gruppetto con gli inseguitori di Carapaz e McNulty. L’ecuadoriano e il britannico hanno seguito Pogacar sulle toste pendenze del Mikuni Pass e hanno poi preso il largo in due a 25 chilometri dal traguardo.
Ai -5 chilometri Carapaz si è tolto dalla ruota McNulty ed è andato a prendersi una meritata vittoria.
Le parole di Moscon
«La corsa è stata logorante, si sudava tantissimo e il percorso era molto esigente – ha spiegato il 27enne di Livo - Abbiamo provato ad anticipare, a rompere i piani dei favoriti. Tatticamente abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Sul Mikuni pass è stata quasi una questione di sopravvivenza, sapevamo che sarebbe stata così. Bisognava stare attenti a non sprecare energie e chi è uscito dal Tour de France ha dimostrato di averne di più».
Le dichiarazioni degli altri azzurri
Il primo a parlare è il CT Davide Cassani: «Peccato per i crampi di Alberto Bettiol. Non sappiamo per quale motivo siano venuti, soprattutto in un tratto di strada in cui era discesa ed è stato costretto a smettere di pedalare". Il CT si sofferma sulla prestazione del collettivo: "Sono orgoglioso dei miei azzurri, hanno dato il massimo. Sapevamo di non essere i favoriti, ma abbiamo interpretato un'ottima corsa».
L'abruzzese Giulio Ciccone, caduto dopo 60 chilometri, confessa di aver avuto una giornata no: «Mi sono messo a disposizione. Il nostro piano era di essere al servizio di Bettiol, che era quello che stava meglio. La gara è stata molto strana e non toccava a noi tirare. Il risultato ha premiato chi veniva dal Tour de France».
L'uomo di esperienza Vincenzo Nibali ha chiosato: «Ci è mancato poco. Noi abbiamo cercato di anticipare. Anche io l'ho fatto per la salita, uscendo in un momento che ritenevo buono con un atleta di valore come Remco Evenepoel. Personalmente stavo bene, ma in una giornata come questa era come giocare a scacchi. Bettiol e Moscon erano per il finale. Sono felice per la prova del gruppo».