Moscon: «voglio far parlare la strada»
Durante il periodo di lockdown, oltre a pedalare sui rulli, Gianni Moscon si è dedicato al lavoro nei campi, all’azienda agricola di famiglia. Il 26enne professionista della Val di Non, che ha un diploma di perito agrario, è ripartito dalla terra, dalle sue radici, per tornare a fare quello che, fin da ragazzino, gli è sempre riuscito bene. Correre, forte, e far parlare la strada.
La stagione di Moscon prenderà il via il primo agosto con la Strade Bianche, primo appuntamento del calendario World Tour post emergenza sanitaria. Ad attenderlo ci saranno tre mesi intensi, di attività serrata, che culmineranno con le Grandi Classiche di ottobre, il suo grande obiettivo, lui che fu quarto ai Mondiali 2019 nello Yorkshire (dove Trentin fu secondo) e che nel 2017 impressionò con il quinto posto alla Parigi-Roubaix. Nel suo palmares, ad oggi, ci sono otto vittorie da pro, con due titoli tricolori a cronometro e il bel successo nel 2018 al Tour of Guangxi, breve gara a tappe inserita nel calendario World Tour.
Il corridore di Livo, che difende i colori del Team Ineos, non prenderà parte a nessuna grande corsa a tappe.
«Né Tour de France, né Giro d’Italia – spiega Moscon – Il mio grande obiettivo sono le classiche di ottobre, che sono in concomitanza con la corsa rosa. Il Tour terminerà a ridosso di quello che, per me, sarà il momento clou della stagione. Il Team Ineos partirà per vincerlo e chi farà parte della squadra per la Grande Boucle non potrà pensare di risparmiare la gamba».
Più probabile la partecipazione a qualche breve gara a tappe.
«Sarebbe bello fare la Tirreno-Adriatico. La squadra schiererà principalmente i corridori che prenderanno parte al Giro d’Italia, ma potrebbe aprirsi una finestra anche per me».
Hai in programma qualche ritiro in altura?
«Penso che ne farò qualcuno con un paio di compagni di squadra nella zona del Tirolo e delle Dolomiti, vicino a casa mia (Gianni da un paio d’anni vive a Innsbruck, ndr), seguendo le indicazioni del mio preparatore. Negli ultimi anni ho fatto spesso così e si riesce a lavorare bene».
Come hai trascorso il periodo di lockdown?
«Per me non è stato un vero e proprio lockdown, anzi. Ho trascorso quel periodo nei campi, a lavorare all’aria aperta, dando una mano nel lavoro dell’azienda agricola di famiglia. Credo che, una volta terminata la carriera agonistica, mi dedicherò a quello».
La tua grande passione – lo si evince anche dalle foto e dai video pubblicate sui social – sono i trattori.
«Da sempre – conferma Moscon - Durante il lockdown ho anche ridato vita a un vecchio trattore a tre ruote di mio nonno, un cimelio degli anni ‘50. Volevo sentirlo di nuovo “cantare”. C’è un legame affettivo con quel mezzo».
Sei pure meccanico?
«Quel che serve che per curare la manutenzione dei mezzi aziendali. L’elettronica ha reso tutto più facile, ma una base la ho».
Da un paio d’anni vivi a Innsbruck, ma gli ultimi mesi li hai trascorsi in Val di Non.
«Ero tornato in Val di Non, dai miei genitori, perché dovevo partecipare alla Strade Bianche. Poi hanno cancellato la corsa e a quel punto mi sono fermato lì. È stato uno degli aspetti positivi del lockdown: mi sono goduto l’aria di famiglia, come non riuscivo a fare da tempo. Noi corridori siamo sempre in giro».
E con gli allenamenti a casa, come è andata?
«Ho pedalato sui rulli, senza però andare oltre l’indispensabile. Le nuove tecnologie e i simulatori li hanno resi un po’ meno pesanti, ma come gran parte dei ciclisti non ho un grande rapporto con i rulli. Ad ogni modo, le corse inizieranno soltanto ad agosto, quindi non era fondamentale pedalare tutti i giorni. Non ho mai fatto sessioni da 3, 4 o 5 ore, come ho visto fare ad alcuni. Ho fatto sessioni da una, due ore al massimo, per tre volte a settimana. La vera preparazione inizia adesso e ho già buone sensazioni».
Come è stata la ripresa?
«Tornare a pedalare è stato stupendo. Ho fatto un sacco di salite, approfittando per farne anche alcune di nuove».
Nelle ultime stagioni, Moscon è stato protagonista anche di alcuni “chiacchierati” episodi, l’ultimo avvenuto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, nell’ultima corsa prima dello stop forzato a causa dell’emergenza sanitaria. Il ciclista trentino, che nella gara belga si era visto squalificare per aver lanciato la bici di un altro corridore in seguito a una caduta, vuole mettersi tutto alle spalle e far parlare la strada.
«Tutti hanno visto quello che è successo – racconta Moscon - Fui espulso dalla corsa, più o meno giustamente. Ognuno ha diritto ad avere la propria opinione, ma c’è chi va oltre e non solo giudica i comportamenti, ma anche la persona. A me non verrebbe mai in mente di scrivere un commento negativo a qualcuno sui social. Ma non ne voglio più parlare. Voglio solo pensare a pedalare. Voglio far parlare la strada. Con le chiacchiere non si spostano bici».