Senza educazione non c'è rispetto, senza rispetto non c'è vita
Oggi le dita non scorrono fluide sulla tastiera, come accade abitualmente quando raccontiamo le gesta e le storie dei nostri giovani corridori. Oggi le dita sono bloccate, come il cuore e la testa, di fronte a una di quelle notizie che non si vorrebbero mai sentire, ma che sempre più spesso siamo costretti ad ascoltare. Non è normalità questa, non può e non deve esserlo.
Matteo Lorenzi, diciassettenne di Fornace che correva con la Montecorona di Palù di Giovo, ieri è morto mentre stava raggiungendo i compagni di squadra per l’allenamento, a causa di un terribile impatto con un furgone.
Oggi le mani non scorrono, perché non scorrono più le gambe di un giovane ragazzo che ha perso la vita mentre dava sfogo alla sua passione sportiva. Una fine ingiusta, non ci sono altri termini per definirla. Perché la strada è e deve essere di tutti: dei ciclisti disciplinati, degli automobilisti disciplinati, dei camionisti disciplinati, dei motociclisti disciplinati. La strada è di tutti e quei “tutti” sulla strada devono convivere, nel rispetto l’uno dell’altro. È proprio quello che manca, il rispetto. E il rispetto per la vita non può mancare.
Matteo non doveva morire, non così sicuramente, e prima di lui molti altri non dovevano fare quella triste e inaccettabile fine. Nella speranza che non ci sia un poi, che non ci siano altre drammatiche storie da raccontare.
Il rispetto per la vita non può e non deve morire. Fermiamoci, rispettiamoci, diamo la precedenza alla vita. Facciamo questa promessa a Matteo: lui ci guarda, da lassù. Non deludiamolo.