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Kamberaj, l’ultima volata è per il Coronavirus

Dopo aver visto sfumare la possibilità di tornare a fare il ciclista professionista, complice la mancata concretizzazione del discusso progetto della formazione ungherese E-Powers, Xhuliano Kamberaj ha cambiato vita. Il velocista albanese cresciuto a Grumo, trentino d’adozione, ora vive sulle sponde bresciane del Lago di Garda, fa il falegnamee gioca a calcio con una squadra amatoriale. Prima di appendere definitivamente la bici al chiodo, l’atleta cresciuto nel vivaio dell’Us Aurora e della formazione juniores diretta da Alessandro Coden (l’attuale Campana Imballaggi), ha voluto lanciarsi in un’ultima volata, in favore dell’emergenza Covid-19.
Kamberaj ha sposato l’iniziativa promossa dalla Federciclismo di Brescia – una delle province più colpite dal coronavirus – e in particolare da un gruppo di corridori ed ex corridori bresciani per raccogliere fondi che andranno a sostegno dell’attività degli ospedali civili di Brescia.
Il corridore della Piana Rotaliana, dove risiede ancora la sua famiglia, ha partecipato alla raccolta fondi mettendo all’asta una delle sue maglie, quella della nazionale albanese utilizzata ai campionati europei. Lo stesso hanno fatto i vari Sonny Colbrelli, Roberto Ferrari, Davide Martinelli, Mattia Frapporti, Bruno Leali, Marco Velo, Alan Marangoni e Igor Astarloa, giusto per citarne alcuni.

Kamberaj con il body della nazionale albanese messo all'asta
Kamberaj con il body della nazionale albanese messo all'asta

L’asta, promossa sulla pagina instagram creata per l’iniziativa (@cicloexperience_asd), ha permesso di raccogliere in totale 11208 euro. La maglia più ambita è stata quella di Davide Martinelli (Deceuninck-Quick Step), assegnata a fronte di una donazione di 850 euro. Sono 170 quelli raccolti dal body della nazionale albanese di Kamberaj.
«Qui nel Bresciano la situazione è veramente grave – spiega Xhuliano – e ho subito aderito all’iniziativa. Un atto che ritengo dovuto nei confronti di chi sta lottando contro il virus e di chi sostiene tutti i malati nella loro lotta, dottori e infermieri in primis. Ormai ho abbandonato il ciclismo pedalato, ma ci tenevo a fare quest’ultima pedalata in gruppo per far sentire il sostegno del mondo delle due ruote. Ora dobbiamo lottare tutti assieme per uscire da questa situazione, poi si potrà tornare a pedalare. Non potrò più farlo tra i professionisti, ma in bici andrò comunque. La passione c’è ed è rimasta. Il ciclismo mi ha saputo dare tanto e mi ha lasciato tanto. Gioie e anche qualche delusione, un bagaglio d’esperienza che porterò sempre con me».

Autore
Luca Franchini
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