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Mattia Bais, il re delle fughe al Giro d’Italia

Mattia Bais ha la fuga nel Dna. È sempre stato il suo marchio di fabbrica, fin dalle categorie giovanili. Il 24enne di Nogaredo non è un vincente nato, ma è un corridore secondo a pochi in quanto a tenacia e spirito d’abnegazione, qualità che nel ciclismo contano e non poco.
C’è chi vi ha costruito sopra un’intera carriera, cosa che intende fare – e che, per quanto visto, ha la possibilità di fare – anche Mattia Bais.
Il neoprofessionista dell’Androni Sidermec è riuscito a lasciare il segno alla sua prima partecipazione al Giro d’Italia. È salito sul podio in Piazza Duomo a Milano, ritagliandosi il suo momento di gloria. Meritato, costruito con fatica, a suon di fughe.
Il tenace atleta trentino ha trascorso 458 chilometri dei 3361 totali di gara in fuga e ha primeggiato nella speciale graduatoria davanti a Marco Frapporti della Vini Zabù Ktm (428) e al compagno di squadra Simon Pellaud (352), con il britannico della Lotto Soudal Matthew Holmes (336) e Salvatore Puccio della Ineos Grenadiers (320) a completare la top 5.

Mattia Bais (a sinistra) sul palco in Piazza Duomo a Milano
Mattia Bais (a sinistra) sul palco in Piazza Duomo a Milano

Mattia non può che essere soddisfatto della sua prima esperienza in rosa.
«È stato un Giro positivo per me – spiega Bais – Essendo all’esordio in una grande corsa a tappe non sapevo fin dove sarei potuto arrivare. Sono tornato a casa soddisfatto, consapevole di aver fatto una grande e importante esperienza».

Qual è stata la giornata più bella vissuta al Giro?
«L’ultimo giorno di riposo, lunedì 19 ottobre. Era il mio compleanno. La sera abbiamo festeggiato tutti assieme con una crostata. È stato un compleanno insolito, ma sicuramente bello».

La giornata più difficile, invece?
«Quella della tappa dello Stelvio, la Pinzolo-Laghi di Cancano. Venivamo da due giornate intense, da tappe sopra i 4000 metri di dislivello. È stata una frazione dura fin dall’inizio, non avevo mai coperto un dislivello così elevato, quasi 6000 metri, in una sola giornata».

Il momento più emozionante?
«L’ho vissuto quando sono salito sul palco in Piazza Duomo a Milano, dove sono stato premiato come vincitore della classifica per il maggior numero di chilometri in fuga».

Cosa ti ha sorpreso maggiormente al Giro?
«Il livello dei corridori in gruppo, tutti molto forti».

Come è stato disputare una grande corsa a tappe in piena pandemia?
«La pandemia ha stravolto un po’ tutto, non solo il Giro. Negli ultimi mesi sono stato molto attento a evitare ogni tipo di contatto con persone estranee. Durante il Giro, invece, non potevo vedere persone fuori dalla “bolla”, inclusi i familiari che sono venuti a vedermi correre e a fare il tifo per me».

C’è stato un complimento che hai ricevuto che ti ha fatto particolare piacere?
«Non ce n’è uno in particolare. Ne ho ricevuti tanti, da tante persone. Questo ha reso speciale la mia prima partecipazione al Giro».

Cosa ti ha lasciato il Giro d’Italia 2020?
«Un bagaglio d’esperienza che difficilmente si può raccogliere in un’altra corsa. Sarà sicuramente prezioso per il prossimo futuro».

Autore
Luca Franchini
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