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Paternoster è tornata: l’oro iridato dell’eliminazione è suo

Un pianto intenso, liberatorio, bellissimo. Un pianto che sa di rinascita. Un pianto d’oro. Le lacrime sono di Letizia Paternoster, che a Roubaix si è laureata campionessa del mondo dell’eliminazione, specialità che è stata inserita per la prima volta nel programma della rassegna iridata.
Un successo storico, dunque, quello di Letizia, il cui nome rimarrà impresso negli annali del ciclismo su pista. Un successo pesantissimo, senza dubbio il più importante tra quelli (numerosissimi) già conquistati dalla campionessa di Revò.

Letizia Paternoster sul podio in maglia iridata (foto Uci)
Letizia Paternoster sul podio in maglia iridata (foto Uci)

La 22enne trentina ha riscattato un’annata difficile, la più complicata della sua ancor giovane carriera. Prima il Covid, poi un’Olimpiade al di sotto delle aspettative, in primis le sue, quindi le due medaglie d’argento conquistate agli Europei di Grenchen. Mica da buttare, ma non luccicanti quanto basta per chi è abituato a infilarsi al collo metalli più pregiati.
Letizia ha vissuto la serata perfetta a Roubaix, nel momento migliore, al Mondiale. Qualcuno temeva si fosse persa, qualcuno dovrà probabilmente ricredersi.
Mercoledì Letizia aveva preso parte alle qualificazioni dell’inseguimento a squadre, chiuse con il secondo tempo. Oggi la Paternoster non è stata schierata, in quanto impegnata nell’eliminazione, ma è comunque salita sul podio (avendo partecipato alle qualifiche) a prendersi la sua medaglia d’argento, assieme a Elisa Balsamo, Martina Alzini, Chiara Consonni e Martina Fidanza, quest’ultima già oro nello scratch.
Mentre le sue compagne di squadra conquistavano un prestigioso secondo posto, Letizia era concentrata sulla sua gara, l’eliminazione, l’ultima in programma nel secondo giorno della rassegna iridata.
La Paternoster ha confezionato un autentico capolavoro e ha conquistato il primo titolo iridato della carriera da élite, da aggiungere alla ricca collezione di allori messi in bacheca nelle categorie giovanili.
Non ha sbagliato nulla. Pimpante, aggressiva, lucida. Si è giocata la medaglia d’oro con la belga Lotte Kopecky, l’ha affrontata di petto, senza alcun timore reverenziale. Sapeva di essere più veloce, ma non ha giocato d’attesa. Letizia ha lanciato la volata lunga e ha sorpreso la rivale. L’ha battuta, per distacco.

CLASSIFICA ELIMINAZIONE FEMMINILE

La giovane campionessa nonesa ha così portato a sette le medaglie conquistate ai Mondiali da élite: tre sono di bronzo (tutte nella Madison), tre d’argento (due nell’omnium e una nell’inseguimento a squadre) e ora ce n’è anche una del metallo più pregiato. La più pesante, la più importante, festeggiata con un pianto liberatorio, che spazza via sfortune, momenti “no”, che riporta la Paternoster dove è sempre stata abituata a stare. Sul gradino più alto del podio.
Da lassù c’è una vista migliore, quella che permette a Paternoster di guardare con rinnovata fiducia al futuro.

Il pianto di Letizia Paternoster a fine gara (foto Uci)
Il pianto di Letizia Paternoster a fine gara (foto Uci)

Dopo l’Olimpiade il Mondiale: Ganna & Co. si ripetono

Mai come quest’anno Roubaix s’è tinta d’azzurro. Prima con il bresciano Sonny Colbrelli, ora con i pistard. Prima di Letizia, a esultare erano stati Filippo Ganna, Simone Consonni, Liam Bertazzo e Jonathan Milan, che hanno riportato l’Italia sul tetto del mondo nell’inseguimento a squadre a distanza di 24 anni dall’ultima volta, riscrivendo la storia del ciclismo su pista azzurro.

Il podio dell'inseguimento a squadre maschile (foto Uci)
Il podio dell'inseguimento a squadre maschile (foto Uci)

Ganna e compagni hanno chiuso la propria prova in 3’47”192 (4 chilometri coperti alla media di 63,383 km/h), superando la coriacea Francia di Thomas, Tabellion, Denis e Boudat, capace di tenere testa al treno azzurro fino a 400 metri dall’arrivo (3’49”168 il tempo dei francesi). Il tricolore non sventolava sul gradino più alto del podio di un Mondiale nell’inseguimento a squadre dal 1997, quando a Perth s’imposero Mario Benetton, Adler Capelli, Cristiano Citton e Andrea Collinelli.
La medaglia di bronzo è andata alla Gran Bretagna di Hayter, Vernon, Tanfield e Wood (3’51”205), che ha avuto la meglio su una rinnovata Danimarca (3’53”182).

CLASSIFICA INSEGUIMENTO A SQUADRE MASCHILE

Storico argento per il quartetto femminile

Detto del quartetto maschile, non è stato da meno quello femminile. Elisa Balsamo, Chiara Consonni, Martina Fidanza, Martina Alzini si sono garantite il pass per la finale per l’oro facendo segnare un ottimo 4’11”947 in semifinale. Un risultato già di per sé storico per l’Italia in rosa, che mai prima di ieri aveva preso parte a una finale iridata.
Nella sfida per il titolo le azzurre se la sono dovuta vedere con la fortissima Germania, che ha fatto il vuoto nella seconda parte di gara: Brausse, Brennauer, Suessemilch e Kröger hanno fermato il cronometro sul tempo di 4’08”572, contro il 4’13”690 delle ragazze del C.t. Dino Salvoldi. Bronzo alla Gran Bretagna di Archibald, Evans, Barker e Knight, che nel testa a testa per il terzo posto ha battuto nettamente il Canada: 4’17”359 per le britanniche, contro il 4’22”889 delle canadesi.

CLASSIFICA INSEGUIMENTO A SQUADRE FEMMINILE

Autore
Luca Franchini
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